Pantelleria tra pregi e difetti.Tra passato e futuro.





Vivere in un'isola non è sempre semplice. Trascorrere l'intero anno su uno scoglio in mezzo al mare, non è semplice per nessuno. Eppure almeno in passato sono stati davvero in pochi quelli che hanno lasciato la propria terra, per costruire un futuro altrove. Questo però non significa che qui, in quella che fu la terra di Venere, vada tutto bene e non ci siano aspetti negativi da prender in considerazione. Trasporti aerei e marittimi interrotti, caro bombole e gas, punto nascite sospeso.
 
Pantelleria dalla sua parte ha questa straordinaria energia che sprigiona dall'interno delle sue viscere, ha la bellezza del mare, dei suoi scogli. Gode della bellezza dei suoi abitanti e della natura. Queste bellezze però non possono durare in eterno. Spetta a ciascuno di noi preservarle e valorizzarle. I nostri padri nel tempo con grande sacrificio ci hanno consegnato una terra immacolata. In questo scoglio in mezzo al mare hanno costruito le proprie fortune, la propria famiglia. Eppure passa il tempo e ci accorgiamo quanto diventi sempre più complicato gettare l'ancora tra questi scogli in questo mare. Sempre più giovani una volta terminati gli studi difficilmente ritornano a casa. Eppure qui a Pantelleria tanti potrebbero essere gli sbocchi lavorativi. C'è un immenso patrimonio archeologico gelosamente custodito in questa terra e nei suoi fondali da valorizzare; le potenzialità turistiche che questa isola ha ancora da offrire, il patrimonio eno-gastronomico; la vite ad alberello recentemente insignita del riconoscimento Unesco. 


Ciononostante nel tempo abbiamo assistito all’abbandono delle nostre terre, abbiamo assistito inermi alla devastazione di più di seicento ettari di verde per opera di qualche criminale ancora impunito. Abbiamo permesso che il lavoro del contadino venisse sottopagato e reso infruttuoso, che le nostre gestanti siano costrette a partorire lontane dai propri affetti. Lo abbiamo permesso nel momento in cui abbiamo pensato che fossero temi che non ci appartenessero come comunità: che l'agricoltura, che la tutela ambientale, che il diritto di nascere o di muoversi liberamente da e verso l'isola non fossero temi di nostra competenza. Poco a poco abbiamo ceduto i nostri diritti, solo perché abbiamo smesso di rivendicarli. E' troppo semplice, cercare le cause sempre e soltanto al di fuori di noi.

Così un bel giorno ci siamo ritrovati con i prezzi della benzina elevati, con una "tratta sociale" che non ha nulla di "sociale", con un punto nascite sospeso, con dei trasporti non troppo efficienti. Per troppo tempo si è preferito delegare piuttosto che partecipare. Fa davvero piacere -per me che vengo dal mondo dell’associazionismo- notare come negli ultimi tempi sempre più cittadini si riuniscano in comitati o associazioni. 



Non tutto è perduto quindi. Non credo che tutto vada male. Non dobbiamo per forza abituarci a tutto questo. L'abitudine è qualcosa di orribile. Non possiamo accettare che tutto rimanga così come è adesso, solo perchè è stato così da sempre. Le cose possono cambiare. Non le cambieranno un articolo o una singola manifestazione di piazza. Di questo sono certo. Ma le cose cambiano con costanza e sacrificio. Non basta sfogare il proprio disappunto sui social. Le cose cambiano se ci s’impegna, se ci si organizza, se ci si mobilita per le giuste cause. Le cose cambiano se ci crediamo, se iniziamo a interrogarci sulle cause, su cosa fare e su chi ha sbagliato o non ha fatto abbastanza. Bisogna ricostruire un senso di comunità, una comunità che rispetti più se stessa, inaugurando una nuova stagione dove ci siano più "noi" e meno "io". 
Non va tutto male. Bisogna solo crederci e lottare un po’ di più.


Foto copertina: Samuel Gorgone. 

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