Il giorno dopo



Ieri era il 23 Maggio.

Io faccio sempre una cosa il 23 maggio, ogni anno, come il 19 luglio. Una tradizione: ascolto “Signor Tenente” di Giorgio Faletti e rivedo il discorso della Signora Schifani, pronunciato nella Cattedrale di Palermo.
Ogni anno. In silenzio, con le cuffiette, nella mia stanza, in privato.
Penso chi sono stati Falcone e Borsellino, e gli uomini e le donne come loro, per questa Terra, la Mia e la Loro Terra. Penso a cosa sono stati per me, che, ora come da bambina, credo che, se sono nata quella stessa torrida estate del 1992 in cui loro furono barbaramente uccisi, un motivo deve pur esserci. Lo trovo ogni anno, ogni giorno, il motivo: mi hanno lasciato un’importante eredità, la Loro.
Ieri era il 23 Maggio.
Sono stata per la prima volta in vita mia alla commemorazione sotto l’Albero Falcone. Perché? Perché sono passati 25 anni e io compirò 25 anni tra meno di tre mesi e lo trovo un numero importante. Mi ricorda il mio legame, come quello di qualsiasi siciliano onesto, con Falcone e Borsellino. Perché l’anno prossimo probabilmente non sarò più in Sicilia, le mie scelte forse mi porteranno lontano da quella Terra che amo e che loro hanno amato più di tutti.
Quindi sono andata all’Albero Falcone e non posso negare, né voglio, la pelle d’oca al surreale minuto di silenzio. Non credevo che tutte quelle persone potessero stare in silenzio contemporaneamente.
Ieri era il 23 Maggio.
Sto ascoltando “Signor Tenente”, mentre asciugo le lacrime che puntuali scendono quando ascolto le parole della Signora Schifani.
Perché ogni giorno è il 23 Maggio.

Di Chiara Sabatino


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